LO
STILE RECREMISI
La voglia di
sperimentare forme sempre diverse di rappresentazione teatrale portò ad una
scelta di copioni che spaziò dalla prima ed unica esperienza in vernacolo
anconetano (“Semo d’Ancona” di A. Toppi, vincitore nel 1982 del primo premio di
categoria alla Rassegna Regionale G.A.T. Marche), alla messa in scena di
classici come “La Famiglia dell’Antiquario” di C. Goldoni (1982), premio alla
regia ed alle scenografie alla Rassegna Regionale G.A.T. Marche 1982.
Pensare ora agli
sforzi dei primi anni per arrivare alla messa in scena di uno spettacolo fa un
po’ sorridere. Come già detto, non certo per esigenze economiche, ma per scelta
educativa, tutto doveva uscire dal lavoro dei ragazzi coinvolti nelle
rappresentazioni: ognuno formava un tassello del tutto, l’attore come l’ultimo
attrezzista sul palco insieme contribuivano, alla pari, alla buona riuscita del
lavoro comune. Non solo: in tempi o spettacoli diversi, ciascuno cambiava il
proprio ruolo per fare tesoro di ogni esperienza. Attori che costruiscono
scenografie o tecnici audio che provano l’emozione di recitare di fronte ad un
pubblico non sono casi isolati ma l’attuazione di quel Teatro Sinergico alla
base della formazione del Recremisi: “tutti sono necessari, nessuno è
insostituibile”.
Ovviamente la
disponibilità o meno di denaro ha avuto il suo peso nelle scelte del Gruppo. La
decisione statutaria di destinare tutte le entrate ad un fondo cassa
indivisibile, e la sua oculata gestione fu una scelta vincente.
Si innescò un
processo a catena per cui ogni rappresentazione o iniziativa formativa poteva
contare sui fondi a disposizione e crearne dei nuovi.
Si poté creare un
magazzino di attrezzature sempre più aggiornate: molta strada è stata fatta da
quando, nel 1983, il primo impianto di illuminazione teatrale fu interamente autocostruito, assemblando tubi di ferro, vecchi cerchioni di automobili e
lampade di fotocopiatrici dismesse in scatole di alluminio ricavate da vecchi
filtri dell’aria; o da quando (ma talvolta lo si fa ancora) ci si aggirava tra
mucchi di vecchi mobili accatastati nelle adiacenze dei robivecchi per
selezionare qualcosa di riutilizzabile per qualche pezzo di scenografia (magari
in stile, dopo un paziente lavoro di restauro e decorazione, per gli spettacoli
del Goldoni o di Molière).
Il “Seminario
sull’utilizzo della cartapesta nella scenografia teatrale” a cura del Prof.
Pierluigi Piccinetti e del Dott. Alfredo Pacassoni di Fano fu a quel tempo
particolarmente efficace per affinare nuove tecniche per realizzazioni
scenografiche di grande impatto visivo, ma di costo contenuto.
Prendendo in
prestito una battuta da un copione di Ionesco, ogni scenografia del Recremisi
divenne “semplice, multipla ed unica”, per significare un impianto scenografico
realizzato su un’idea semplice, facilmente modificabile durante lo svolgimento
degli spettacoli per creare ambientazioni diverse ma strutturalmente unica per
tutta la durata della rappresentazione. |